giovedì 8 aprile 2010

IOEDIO

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mano divina

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Ho ripreso la mia strada inutile, da solo,
pensoso, con un peso immane sulle spalle.
Anima, perché piangi? Perchè abbandoni
il tuo dolore a umana ipocrisia: ché ti consoli?
Ma se han cuori di marmo, hanno povere
menti ottenebrate, eppure additano beffando
nel consolarti con sussurro pietoso: a tutti accade.

Anima sciocca, taci. Parola che percuoteinsulta
ben conosci oramai. Quando un canto d’amore
in un singhiozzo tremulo si spegne, sul tuo dolore
il ghigno cinico del mondo risuona. Quando
nel terso azzurro un inno elevi che palpita di fede,
che trema di speranze giammai espresse,
repentinogelido tutto travolge un soffio di bufera.

E resti sola, anima, e chiudi gli occhi per non più
vedere. A fiordilabbra beffardo mormora il mondo:
Credi, non inganni con false lacrime affanni.
Perchè sul volto hai questo steril pianto?
Il brutto è che la vita è bella: gli umani,
che sanno amarla, hanno la fronte limpida
serena, l’amara piega ignoran del tuo labbro.

No, anima mia, non piangere, butta
in un mare abissale il tuo tormento.
Pensa solo al profumo d’eterne primavere
mentre sei ancora imprigionata nel cadùco
corpaccio di vecchio. Su questa terra breve
è il tuo cammino. Alza la testa: in fondo
ad occhi superbi, ai cinici meschini
che ti deridono senza parlare, immobile
fissa il tuo sguardo: li vedrai tremare.



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