giovedì 7 ottobre 2010

SCHELETRO SENZA FALCE



    ..



    Quasi tutti gli umani hanno paura della Morte,

    ma io ho visto un’immagine di Vita:

    era una forma giovane di donna,

    come quella che al Piacere invita,

    teneva un po’ rialzata la sua gonna.

    Era la Morte: bruna fanciulla che mi si mostrava.

    Quali luoghi comuni della falce

    e lo scheletro curvo? Ella era bella

    e aveva gli occhi d’un marrone opàle.

    In questa vita in cui l’uomo è nemico

    anche del fratello, passa nei sogni dell’età fiorita.

    Ci sorridiamo estatici. Dopo tant’anni,

    quando ride bruta la vita, con quell’invito

    perfido bugiardo, tutta tossico e cicuta,

    ora senti arido battere il cuore una volta

    gagliardo: diventan bianchi i tuoi capelli

    neri e di veleno s’imbevono i pensieri;

    amaro piangi, o sempre ridi: dinanzi

    al mondo curvi la tua fronte, e all’anima

    comandi: ridi, ridi anche se muore

    chi ti vuol più bene, ma dentro il petto

    sanguina il tuo cuore; ed il tuo riso

    è un riso di dolore. Disperando di te,

    della tua sorte invocherai un angelo

    pietoso, e sognerai l’oblìo sol nella morte,

    sol nella morte l’ultimo riposo. E la morte verrà,

    bellissima, ridendo alla tua stolta preghiera.

    Cinta di crisantemi e semprevivi ti passerà

    daccanto lieve lieve come sudario

    d’intangibil neve, schernendoti dirà: stupido, vivi!


    Danzavano una ridda senza fine intorno

    a quella le Ore tempestose; di sangue

    si tingevano le cose della notte nell’ultimo

    confine. Ai suoi piedi orchidee illanguidite,

    eran di foglie gialle ed appassite, ed era il Sogno,

    la Gloria e la Sorte: Ella rivolse al ciel livido

    e nero il supremo e terribile pensiero,

    poi cadde in mezzo a quelle cose morte ….


    Ella passava avvolta in bianchi veli,

    muta il volto di cera e l’occhio nero,

    per la strada che mena al cimitero,

    ghirlandata di pallidi asfodeli. Ella

    passava nei notturni geli con passo

    uguale, tacito e leggero, il corpo eretto,

    rigido e severo, mentre bagliori ardevano nei cieli.


    Supplicando una grazia, ai suoi ginocchi

    sfilava una funerea lunga schiera, uomini

    e donne d’ogni età senza lampi di lacrime

    negli occhi; con lunghi sguardi di preghiera,

    singhiozzi che gridavano: pietà.- E una voce

    gentil, voce di pianto, conosco – mormorava –

    ogni dolore, sono stanco di vivere e soffrire …

    E un’ altra: col mio bimbo al camposanto

    ti prego lasciami dormire! – Col mio amore,

    col mio povero amor fammi morire!...


    E’ triste il cielo, oggi nereggia una gran nube.

    Pioverà. Come son tetri i monti senza sole.

    L’anima è triste, l’anima non vuole andare

    con dimessa fronte: vuole innalzare sugli stolti

    come sopra un altare, la mente e il cuore.


    Dall’alta vetta che il sole bacia e indora

    in un saluto all’abisso profondo e spaventoso,

    lo stagno putrido s’imperla di vividi riflessi

    e di scintille, se vi penetra il riso di un’Aurora.

    La tua vita è la vita un profumo dolcissimo

    inebriante e la morte non vien gelidamente

    a turbare il tuo sogno dall’oblìo …



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