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Quasi tutti gli umani hanno paura della Morte,
ma io ho visto un’immagine di Vita:
era una forma giovane di donna,
come quella che al Piacere invita,
teneva un po’ rialzata la sua gonna.
Era la Morte: bruna fanciulla che mi si mostrava.
Quali luoghi comuni della falce
e lo scheletro curvo? Ella era bella
e aveva gli occhi d’un marrone opàle.
In questa vita in cui l’uomo è nemico
anche del fratello, passa nei sogni dell’età fiorita.
Ci sorridiamo estatici. Dopo tant’anni,
quando ride bruta la vita, con quell’invito
perfido bugiardo, tutta tossico e cicuta,
ora senti arido battere il cuore una volta
gagliardo: diventan bianchi i tuoi capelli
neri e di veleno s’imbevono i pensieri;
amaro piangi, o sempre ridi: dinanzi
al mondo curvi la tua fronte, e all’anima
comandi: ridi, ridi anche se muore
chi ti vuol più bene, ma dentro il petto
sanguina il tuo cuore; ed il tuo riso
è un riso di dolore. Disperando di te,
della tua sorte invocherai un angelo
pietoso, e sognerai l’oblìo sol nella morte,
sol nella morte l’ultimo riposo. E la morte verrà,
bellissima, ridendo alla tua stolta preghiera.
Cinta di crisantemi e semprevivi ti passerà
daccanto lieve lieve come sudario
d’intangibil neve, schernendoti dirà: stupido, vivi!
Danzavano una ridda senza fine intorno
a quella le Ore tempestose; di sangue
si tingevano le cose della notte nell’ultimo
confine. Ai suoi piedi orchidee illanguidite,
eran di foglie gialle ed appassite, ed era il Sogno,
la Gloria e la Sorte: Ella rivolse al ciel livido
e nero il supremo e terribile pensiero,
poi cadde in mezzo a quelle cose morte ….
Ella passava avvolta in bianchi veli,
muta il volto di cera e l’occhio nero,
per la strada che mena al cimitero,
ghirlandata di pallidi asfodeli. Ella
passava nei notturni geli con passo
uguale, tacito e leggero, il corpo eretto,
rigido e severo, mentre bagliori ardevano nei cieli.
Supplicando una grazia, ai suoi ginocchi
sfilava una funerea lunga schiera, uomini
e donne d’ogni età senza lampi di lacrime
negli occhi; con lunghi sguardi di preghiera,
singhiozzi che gridavano: pietà.- E una voce
gentil, voce di pianto, conosco – mormorava –
ogni dolore, sono stanco di vivere e soffrire …
E un’ altra: col mio bimbo al camposanto
ti prego lasciami dormire! – Col mio amore,
col mio povero amor fammi morire!...
E’ triste il cielo, oggi nereggia una gran nube.
Pioverà. Come son tetri i monti senza sole.
L’anima è triste, l’anima non vuole andare
con dimessa fronte: vuole innalzare sugli stolti
come sopra un altare, la mente e il cuore.
Dall’alta vetta che il sole bacia e indora
in un saluto all’abisso profondo e spaventoso,
lo stagno putrido s’imperla di vividi riflessi
e di scintille, se vi penetra il riso di un’Aurora.
La tua vita è la vita un profumo dolcissimo
inebriante e la morte non vien gelidamente
a turbare il tuo sogno dall’oblìo …
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