venerdì 21 ottobre 2011

La magiónetta bianca



Sinfonia di musica
Fiume con la ragione
negli atomi dell'acqua
con aria calda e fredda
ferma la vita
in una eternità dorata:
dolore e gioia; né il mistero
di fulminisaette
in cumulinembi:
gonfiano tanto sprone
di pioggia delicato come
l'uragano pianto
della mia pazzia

Tutto da te veniva
illuminato…La nostra piccola
magiónetta bianca,
la piccola pianta
di rose alla finestra,
la mia anima stanca,
il mio cuore duramente
oppresso.

Ed ora tu mi dici
che vai nel paradisoluce
Recuperare una vita
Di contrasto e d'attesa
sciolta in un singhiozzo.


 Rosetta  Marin  Santangelo

Rosetta,piccola rosa2.ppsx







domenica 30 gennaio 2011

LA VITA E' COME UN FIUME DI SANGUE

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*********

La Vita
un fiume
di sangue incessante
che entra in materia
di goccia,
spruzzata per caso
sul bordo dai gorghi;
e, poi, lenta si essicca
cominciando a finire,
prima rossa,
in polvere nera.

Cosa è umano
il calendario
la convenzione tempo:
lunga sequela
di cifre
del passato prossimo
remoto. . .ricordo,
del domani venturo
paura d’ ignoto
o di speranza . . .


Settembre,
Autunno,
Inverno
della goccia
di sangue che coagula
e rapprende
ed esplode,
in mille granuli, oltre i cieli,
dal buio nella luce
o, viceversa,
in altri stàdi e forze. . .
. . . il corpo umano
disperso sgretolato, dall’anima
distacco, conclude il suo
destino dove. . .
non c’ è vento, né luogo, né tempo.













venerdì 21 gennaio 2011

PANEM ET CIRCENSES



Pioggia
stillicidio di idee di nubi
grigio per tutti, il mondo,
io
studio i démoni comprando ciondoli,
denari e spiccioli
recanti immagine dei dittatori
di turno pluri-assassini:
milioni in croce di prigionieri
ridotti in schiavi
e combattenti nel Circo Grande
rosse le arene del loro sangue;
“il vulgo langue di povertà:
panem et circenses”.


Greve
la pioggia
per tutti, il mondo,
lordo di Capi che sono
immondi,
nero di più
diventa un bòlide
e cade
piombo.






sabato 25 dicembre 2010

MENTRE L' ETERNO AVVOLGE

*


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Religione negli atomi dell'acqua
di vita in una eternità dorata,
sulla montagna di albiche cascate,
calli di pini giovani di muschio.
.
Il vortice nella città. È passato:
giorno, ansante, acre, irrespirabile.
Tutte le tinte, sensazioni strane,
le prospettive, scorci più impensati
son passati nel minuto affannoso...
.
Un rumor di ferraglie, notte nera,
Treno lontano che divora il piano:
biscia fosforescente, strìa di luce.
.
Suoni dal fiume. Il mistero del fuoco
è delicato come l'uragano
della mia pazzia. Non una sosta,
nella vita mia, si calcian ciottoli,
al buio, nella fonda notte senza
volere, sperando, mentre L'Eterno
avvolge gli altri Mondi vagabondi
in simbolitragedia dell'inferno
o dolce paradiso...
-------------------...Monte pieno
di passi , sassi che non vuoi calciare:
rumori vuoti di anime sporche
fanno la eco in miliardi di stelle.




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venerdì 24 dicembre 2010

IL PRESEPE VISTO DA UN PASSEROTTO

l

Iileparticolare


particolare






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clicca per ingrandire
(Immagini di Paola Santesso)


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Quel ciuffetto, sulla via,
d'erba fredda, circondato
da mercanti e da bambini.
Si fa piccolo, piccino
il ciuffetto su quel bordo
della via che è casa sua
per non esser calpestato.

"Che succede, che succede" -
chiede il passero al ciuffetto -
"Non lo so, non mi son mosso
dalla zolla che è il mio tetto,
guarda tu, che puoi volare."

Ed il passero s'inalza
sempre più verso il tramonto:
dietro il monte sta calando,
stanco ed affannato, il Sole.

E poi vede, da lontano,

una stella con la coda...
Forse è un'aquila reale?
Scorge male? No vicino
sta arrivando: sta guidando
Magi, uomini e animali.

E' una stella molto strana
e la chiamano "cometa."

Gira ancora il passerotto
dalle piume infreddolite,
presto deve ritornare
dal ciuffetto ch'è suo amico
raccontar ciò che ha veduto
raccontar ciò che ha sentito.

Vede un uomo con le ali,
come lui, ma luminoso
non uguale ad altri umani
che ha già visto con le spose,
non uguale ai zampognari,
né ai re Magi, né ai soldati,
né ai cattivi cacciatori,
che son tutti senza ali:


"Sono un angelo" gli dice
"sono un angelo di Dio,
"per cantare la Sua gloria
"ed a tutti i cieli interi.
"Sai che è nato un bel Bambino,
"proprio adesso. Guarda, ammira,
“ passero, che con me voli,
"guarda verso quella stalla.”

Ed il passero obbediente
vola presto più vicino
e chi vede? Un uom piccino,
biondo, roseo, ricciolino,
coccolato dalla Mamma.
Ma che freddo, ma che freddo!
Non c'è fiamma a riscaldarlo
solo il Babbo, nella stalla
con un bue ed un asinello.

Il Bambino è il Re dei Re
e la stalla è la sua reggia,
perché uomini e animali
gli si inchinano davanti,
tutti quanti anche i re Magi
che gli portano gli omaggi.
Il visino è sorridente,
ride piano la Madonna
per la gioia, col marito
San Giuseppe, che l’aiuta
appoggiandosi al bastone
che fiorisce con un giglio.
"Questi è il Figlio, già voluto”
"dalla Mente del Signore”
"ed a Lui da Lui affidato,”
"ora è nato, per salvare”
"ogni uomo dal peccato..."

"Ciciricìp!": il passero
nel sentire ciò è felice
di non essere un umano.
Lui e gli altri del suo mondo,
pur con legge della giungla,
il “peccato originale”
non lo fecero: son salvi.

E il ciuffetto d'erba in prato,
non ancora calpestato
da carretti o da calzari,
vede il passero calare
in picchiata sulla zolla
circondata dalla neve:
è successo ch'Egli è nato,
il Signore dei Profeti
di quel Tutto immaginato
da Suo Padre Re dei Re,
da Colui che sempre è,
che ha creato Tutto il Più,
in attesa del riscatto
dalla morte e dal dolore,
Ecco il nostro Salvatore:
il Divin Bambin Gesù".

lunedì 20 dicembre 2010

LUMICINO LONTANO VICINO

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L’umano andava. Il tacito sussurro
aumentava con il fragor del vento:
grande gigante al limite del piano
come fulmine piomba al cielo azzurro
la nube nera che passava lenta.

Quando la Luna fu tutta coperta
il piano restò al buio, e l’umano
tremava. Da lontano un lumicino
lontano vide, gli sorrise, tornò
nel cuore la speranza, ridonando
forza nei piedi: lacerati aveva
più d’una spina…

...............................Ché ramingo vai?
Ti guida amore? Sei come un bambino,
hai tanta Fede. Che sussurra vai,
cammina, ancora, sono a te vicino.












giovedì 18 novembre 2010

AI 150 ANNI D’ITALIA DAI VALORI PERDUTI

Pompei nuovamente distrutta

Se tu libero sei, dammi un consiglio:
sembra normale che tuo figlio
debba emigrare in cerca di lavoro?

Pusillanimi, inutili, fino a quando
non si spezzerà quel giunco
che si adatta ai valori dello stato:
mafia sconfitta . . . utopìa clericale: è anche lì
e in umani corrotti di “politica” a partire dall’alto.

E la vita trascorre . . . indicando pian piano
chi ti prende la mano o il portafoglio
e alla corsa non scende:
e si sente opportuno, ché si rivaluta sempre;

all’ITALIA d’invana promessa non importa
più niente: si vorrebbe ritrovare virtù,
ritrovare l’Onore dei Nostri Valori Smarriti.



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